Pubblicato il 09/02/22e aggiornato il

Si dice "Piantare in asso" o "Piantare in nasso"?

 Alcuni dei modi di dire che resistono nel tempo rivelano spesso curiose caratteristiche e non di rado sollevano leciti dubbi.

In questa nostra pagina, di Imparare Facile, cerchiamo di chiarire un quesito, recentemente balzato alla cronaca per un tweet di un noto doppiatore: Si dice "Piantare in asso" oppure Piantare in nasso"?
Ugualmente: "Lasciare in asso/nasso" e "Rimanere/restare in asso/nasso".

Partiamo dalle basi: qual è il senso della frase e cosa significano i termini "asso" e "nasso"?

Il significato, comunemente accettato, non è altro che il seguente: "abbandonare qualcuno all'improvviso, lasciarlo solo"; allo stesso modo, nella versione passiva, "essere abbandonato improvvisamente, lasciato solo". Spesso, si sottolinea il fatto di essere stati lasciati soli in un momento di difficoltà. 

Scopriamo le due parole, in questo contesto:

  • Asso
    Riferito probabilmente al gioco delle carte: in molti casi il suo valore è "uno", comunque molto basso.
  • Nasso
    La più grande isola greca delle Cicladi, nel Mare Egeo. Secondo la leggenda, Arianna, innamorata di Teseo, aiutò quest'ultimo a sconfiggere il Minotauro, uscire dal labirinto grazie al famoso "Filo di Arianna" e fuggire, rifugiandosi a Nasso. Qui, però, Teseo abbandonò Arianna, lasciandola triste e sola.
Entrambe le versioni hanno un loro senso, ma qual è stata la prima, quella che ha dato origine al famoso detto?

Carta da gioco, asso
Non è chiaro, in realtà. 
I linguisti si dividono sulla questione. 

Chi ha trovato un primo riscontro in testi del XIII secolo e chi pone dubbi sul reale significato voluto allora. C'è anche chi pensa che nel tempo "in nasso", per la vicinanza tra la "n" e la parola "nasso" si sia trasformato "in asso" eliminando una "n".

Tuttavia, potrebbe valere anche il contrario, da "in asso" a "in nasso".

I dizionari prediligono la forma "in asso", che è poi quella più utilizzata in generale. Le due forme sembra siano sopravvissute nel corso dei secoli, ottenendo un "pari merito". Entrambe risultano quindi corrette.

Anche l'Accademia della Crusca conferma la loro correttezza: utilizzare l'una o l'altra non è errato.

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