Abd el-Kader nacque nel 1808 a Mascara, in Algeria, da una famiglia nobile o "sceriffa", come gli arabi definiscono i discendenti del profeta Maometto.
Cresciuto in un ambiente di cultura e religione, si distinse per il suo amore per lo studio, in particolare per la teologia islamica e le scienze.
Quando le truppe francesi occuparono il territorio algerino nel 1830, Abd el-Kader si rivelò un leader carismatico e capace, diventando il capo delle tribù ribelli che si opponevano all'invasione straniera.
Nel 1832 venne proclamato emiro e iniziò a unificare diverse tribù algerine, organizzandole in una resistenza efficace contro i francesi. Utilizzò tattiche di guerriglia e dimostrò grande abilità diplomatica, riuscendo a concludere accordi temporanei di pace con gli invasori, per poi riprendere la lotta.
La rivolta algerina, dopo qualche breve intervallo di tregua, riprese più aspra che mai, ma nel 1847 Abd el-Kader fu costretto a dichiarare la resa al maresciallo Bugeaud, un esperto ufficiale che aveva servito sotto Napoleone.
Dopo la resa, Abd el-Kader fu deportato in Francia, dove venne inizialmente imprigionato. Tuttavia, nel 1852, grazie all'intervento di Napoleone III, fu liberato e gli venne concessa una pensione.
Abd el-Kader trascorse il resto della sua vita in esilio, stabilendosi infine a Damasco, in Siria. Qui si dedicò alla scrittura e alla diffusione del sapere religioso, diventando un simbolo di tolleranza e umanità. Si distinse anche per il suo impegno nella protezione delle comunità cristiane durante i disordini in Siria nel 1860, guadagnandosi il rispetto internazionale.
Morì a Damasco nel 1883, lasciando un'eredità di coraggio, saggezza e dialogo tra culture diverse. Oggi è ricordato come un eroe nazionale algerino e un esempio di leadership illuminata.
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Manifestazione di algerini per l'indipendenza, ottenuta il 3 luglio 1962 |
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